questa pagina contiene alcune notizie a carattere divulgativo di alcune patologie che si presentano frequentemente negli animali da compagnia: non essendo un trattato scientifico completo si invitano i visitatori del sito ad approfondire le notizie qui riportate presso il proprio veterinario di fiducia
 
Si tratta di una patologia infiammatoria del cavo orale, molto comune, che colpisce i gatti senza apparente predilezione di razza, di sesso o di età. Per descrivere questa malattia, sono stati utilizzati diversi termini, quali stomatite plasmacellulare, stomatite cronica felina ecc. 

Il quadro clinico riporta i segni di un’infiammazione acuta, i quali si evidenziano con alitosi, scialorrea, difficoltà di prensione e/o masticazione (spesso accompagnate da manifestazioni dolorose), inappetenza o anoressia e perdita di peso. 


Trattamento e prognosi: in letteratura sono descritte terapie che prevedono la somministrazione di antibiotici, di corticosteroidi, di progestinici , la crisoterapia (terapia con sali d’oro), le applicazioni locali di clorexidina, la detartrasi e l’estrazione completa o parziale dei denti (premolari e molari).
A causa dell’impossibilità di mantenere una corretta igiene orale, dell’inefficacia di molti protocolli terapeutici nel lungo periodo e per gli effetti collaterali provocati dai farmaci è stata proposta un’alternativa terapeutica chirurgica, spesso, è possibile conservare i canini e gli incisivi, tranne ovviamente nei casi di persistenza della malattia o qualora siano affetti da patologie (es. FORL), nei quali si rende necessaria l’estrazione anche di questi denti.
La riuscita dell’intervento, con la scomparsa della sintomatologia clinica, è condizionata dall’accuratezza con cui viene eseguita l’estrazione dei denti: qualora persistano radici o frammenti di radici nelle ossa mascellari, continuerà verosimilmente a persistere l’infiammazione acuta ed il dolore ad essa associato. 
 Se con la chirurgia si ottiene la guarigione clinica, cioè la totale regressione spontanea della malattia, non sarà più necessario sottoporre il paziente a terapie; qualora invece non fosse così, sarà opportuno continuare la somministrazione di farmaci antinfiammatori e/o antidolorifici, che però, nel nuovo equilibrio creatosi, saranno più efficaci e più facilmente gestibili.
L’assenza degli elementi dentali non compromette la qualità di vita dei gatti, anzi in assenza di dolore si abituano rapidamente ad assumere alimenti solidi e conducono una vita assolutamente normale.
Riassorbimenti delle radici
Per lungo tempo si è usato l’acronimo FORL, che deriva da Feline Odontoclastic Resorptive Lesions; questa patologia, descritta per la prima volta nel 1930, è stata definita con vari nomi: lesioni del colletto (neck lesions), lesioni da riassorbimento cervicale, lesioni da riassorbimento sottogengivale, lesioni da riassorbimento dentale del gatto, lesioni da riassorbimento osteoclastico esterno, erosioni buccocervicali idiopatiche, ecc..

La sintomatologia legata al riassorbimento delle radici può essere molto varia: alcuni soggetti non esibiscono alcun segno clinico, mentre altri mostrano una serie di sintomi aspecifici quali dolorabilità durante la prensione del cibo con conseguente anoressia, rifiuto dei cibi duri o cibo lasciato cadere dalla bocca dopo aver tentato qualche atto masticatorio, tendenza a digrignare o battere i denti, depressione, letargia e disfagia; se alle lesioni da riassorbimento sono associate gravi forme di gengivite, si può osservare  un’eccessiva salivazione. Durante la visita clinica preliminare, i gatti colpiti da questa patologia reagiscono spesso in maniera violenta, rendendo impossibile l’ispezione del cavo orale del soggetto non sedato.
L’ausilio dell’indagine radiografica è determinante per accertare riassorbimento delle radici situate al di sotto della gengiva oppure di radici, o loro frammenti, non accertabili alla visita clinica .

La lesione rilevata radiologicamente (fig.. 1) è confermata dall’aspetto del dente estratto (fig.. 2)

fig.. 1

fig.. 2

La terapia del riassorbimento delle radici, pur essendo condizionata dallo stadio della malattia e dalle aspettative del cliente, deve essere volta al benessere del paziente, facendo sì che abbia la bocca sana e che, soprattutto, non provi dolore. Il proprietario deve essere messo a conoscenza del carattere progressivo di queste lesioni che, anche a dispetto di terapie appropriate, possono continuare ad evolvere, costringendo ad ulteriori interventi, sino a giungere all’estrazione dei denti colpiti.
Complesso del granuloma eosinofilico felino (CGE): Si intende un complesso di segni clinici e istologici caratteristici storicamente classificati come: placca eosinofilica, granuloma eosinofilico, ulcera indolente, queste le ultime due forme possono interessare la regione orale.

La causasi del complesso del granuloma eosinofilico non è ancora ben conosciuta: si tratta probabilmente di una reazione di ipersensibilità in soggetti geneticamente predisposti a sviluppare una risposta infiammatoria eosinofilica anomala.

L’ulcera indolente del gatto colpisce i soggetti di tutte le razze ed età, presenta un quadro clinico caratteristico rappresentato da un’ulcera necrotica, ben circoscritta, con bordi sopraelevati, di colore giallastro, localizzata sulla labbra superiori mono o bilateralmente, in genere non è dolorosa e non pruriginosa.

Quando la diagnosi è confermata dall’esame istologico si procede, alla identificazione ed eliminazione dell’allergene responsabile, se ciò non è possibile, si può ricorrere ad una terapia farmacologica.
Complesso Granuloma eosinofilico
CGE
Granuloma eosinofilico
Ulcera indolente bilaterale
Ulcera indolente monolaterale

C.F. SQRPLA56T14D548H                            Partita I.V.A. 01743030387

Gengivostomatite cronica felina Tipo II - Sinonimi usati nel tempo: Gengivostomatite cronica felina Stomatite del gatto, Faucite del gatto, FCGS, ecc.